Ecco come nasce la città del futuro

In Arabia Saudita l'edificio più grande della storia e le Olimpiadi invernali 2029. Imprese babeliche impossibili senza la digitalizzazione. A Motore Italia Veneto, Simem racconta come si fa.

Wearables per gli operatori e materiali che abbattono i costi dello smaltimento: sono due delle tante soluzioni innovative adottate da Simem, che a Minerbe (Verona) realizza macchinari per costruzioni, con Federico Furlani, presidente e ceo, alla guida. All’attivo esibisce grandi opere come il raddoppio del canale di Panama, nonché un ambizioso programma di espansione in America e India.

Domanda. Quale impatto ha la digitalizzazione sul vostro settore?
Risposta. Ci sta consentendo di progettare fabbriche robotizzate per la produzione di manufatti, che vengono poi assemblati a secco in cantiere. Questo sarà l’unico modo per poter realizzare grandi opere in futuro.

D. Quali altri vantaggi?
R. Il Data Management: oggi qualsiasi macchina o risorsa umana presente in cantiere è infatti una fonte di dati, grazie ai wearables. Questo consente di monitorare l’avanzamento dei lavori e di tracciare in tempo reale la qualità con cui vengono realizzate le opere, un rimedio all’atavico problema dei ritardi e sforamenti nei budget.

D. Dopo Panama, quali progetti larger than life vi vedono ora impegnati?
R. Siamo ingaggiati nel progetto Neom, la città del futuro in Arabia Saudita, dove sorgerà l’edificio più grande nella storia, lungo 170 chilometri, alto 500 metri e che attraversa la costa ovest del paese, sul Mar Rosso. Inoltre a quota 2mila metri stiamo per installare gli impianti dei Giochi olimpici invernali 2029, all’interno di una città di nome Trojena.

D. E la neve?
R. Sarà fornita dall’innevamento artificiale. L’energia necessaria per questa megaopera verrà prodotta avvalendosi del più grosso impianto di idrogeno al mondo, in corso di realizzazione in quel sito.

D. Qual è il vostro contributo alla sostenibilità?
R. Insieme con i Politecnici di Bari e di Zurigo stiamo sviluppando un impianto pilota per trattare i sedimenti scavati dai porti, che cumulano in Europa 200 milioni di metri cubi l’anno e costituiscono un rifiuto invasivo. Combinandolo gli scarti delle conchiglie di vongole e ostriche che avanzano dopo i pasti, otteniamo una farina ricca di aragonite, che aiuta l’assorbimento degli elementi contaminanti dei sedimenti portuali. Con questo materiale produrremo poi manufatti da pavimentazione e per la difesa dall’erosione delle aree costiere, nonché piste ciclabili. (riproduzione riservata)

Fonte: Milano Finanza